La Tradizione Ermetica: origini, mito e storia

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Per andare alle origini della S.P.H.C.I. bisognerebbe risalire alle origini della Tradizione Iniziatica Ermetica di matrice egizia in quanto essa è oggi, di quella Tradizione, l’unico contenitore visibile legittimamente accreditato. Tuttavia bisogna anche considerare che via via che si va indietro nel tempo, sempre più le fonti documentate e documentabili si fanno evanescenti, al punto che la storia finisce per confondersi col mito e il mito con la storia.

Della migrazione della Tradizione Egizia dalle terre d’Egitto a quelle italiche, Kremmerz scrive che: «Quando i sacerdoti dell’Egitto ebbero udita la Sfinge annunziare che la missione era finita, i maestri e i pontefici si separarono […] Mamo toccò la terra delle sirene: Baia, Pesto, Puteoli, Partenope, Ercolano, Pompei, Stabia, accoglievano nell’incanto di un mare dalle sponde fiorite il lusso dell’opulenza latina. Si fermò a Pompei: Iside ebbe un tempio e riti sacrificali».

Tuttavia il mito non è solo leggenda e infatti è storia documentata che i culti di Iside ebbero larga diffusione lungo le coste tirreniche a sud di Roma, sino a penetrare nel cuore di Partenope, l’odierna Napoli. E infatti lo stesso Kremmerz scrive ancora: «Io stesso, dacché venuto dal Celeste Impero presi conoscenza delle fiorite sponde italiche, pensai che la ricostituzione della Scuola Italica Pitagorica potesse ritornare in vita. Lo pensai e il sogno mi allettò e… lo confesso, ancora mi alletta. Raccogliere i discepoli e parlar loro la parola della verità, con la semplicità e l’armonia della musica cantare il canto delle Sirene. Le quali la leggenda volle nelle acque di Partenope, mezzo donne e mezzo pesce, che cantavano per chiamare i naviganti raminghi e soffocarli nei vortici della voluttà – non lieto epilogo per gli smarriti dal diritto sentiero – […]».

Quindi il Kremmerz si ispirò a quella tradizione iniziatica di matrice italica rifiorita, già prima dell’avvento del Cristianesimo, nella Magna Grecia con il ripristino nelle terre meridionali e partenopee di culti isiaci (lunari) e osiridei (solari) reimportati dall’Egitto e che avevano anche dato vita alla Scuola Pitagorica. Rimasta virtualmente sepolta per secoli sotto le ceneri e i lapilli dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. in cui fu distrutta anche Pompei, questa tradizione ha sempre tentato di riemergere nel tempo sotto svariate forme, sebbene ostacolata da alterne vicende e celandosi nelle opere e nel pensiero di alcuni grandi: da Dante e i Fedeli d’Amore a Cecco d’Ascoli, a Pico della Mirandola, a Marsilio Ficino, Giordano Bruno, Cornelio Agrippa, Paracelso, ecc. coagulandosi nel movimento culturale rosacruciano del Seicento. Giunta poi nel Settecento fino a Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero e al Conte di Cagliostro, attraversò successivamente la branca esoterico-occultistica degli ambienti risorgimentali italiani. Finché non fu trasfusa dal Maestro Kremmerz nella sua Schola.

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