Indirizzo e programma speciale di studi (Giuliana)

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Ad ogni accademia storica miriamica è stato assegnato un indirizzo e un programma speciale di studi, ispirato al suo specifico appellativo. L’appellativo “Giuliana” dato in origine a quest’Accademia Miriamica, a suo tempo ubicata a La Spezia e dalla breve effettiva operatività, fu ispirato all’Imperatore romano (dal 360 al 363 d.C.) della dinastia Costantiniana, Flavio Claudio Giuliano (Costantinopoli 331 d.C. – Maranga-Mesopotamia 363 d.C.). Scampato all’età di sei anni alla strage compiuta sotto la complice accondiscendenza di Costanzo II, figlio di Costantino, il giovane Giuliano si distinse subito per lo spirito irrequieto e assetato di conoscenza. Ebbe come maestri, fra gli altri, Libanio e Massimo, dai quali mutuò il rispetto e l’amore profondo per il mondo pagano e la sua cultura, cui faceva da contrasto la corruzione e il clero degenerato dell’universo cristiano. Benché fosse di origine cristiana, Giuliano coltivò sin da giovane, e in segreto, la propria inclinazione verso una visione del mondo popolata di dei e miti e che più tardi, in età matura, lo portò a concepire la propria vita come esplicazione di una missione ispirata dal Numen o Genius, col quale, come egli stesso scrisse, si sentiva in contatto diretto. Fra gli dei maggiori, teneva in somma considerazione Helios ed Ermete ai quali aggiunse Mitra, col cui culto entrò in contatto in Gallia, nel corso della campagna militare che gli valse la fama di condottiero giusto e illuminato e, nel 360, l’acclamazione di Augusto da parte dei suoi soldati. Fu Cirillo d’Alessandria a coniargli nel V secolo l’attributo dispregiativo di “Apostata”, rinnegato, a causa della sua breve missione di restauratore  della paganità e quale promulgatore di un editto di tolleranza che, abrogando ogni misura persecutoria, ripristinava la libera professione di ogni credo, religione e culto, in un momento storico in cui, dopo la conversione di Costantino e l’atteggiamento altalenante dei suoi successori, il Cristianesimo si stava imponendo come unica religione dell’Impero. Di Giuliano l’Apostata furono dal Kremmerz e dai Suoi Mandanti soprattutto ammirate e condivise le doti di filosofo neoplatonico, di valente autore in lingua greca, di antesignano di una cultura liberale, fondata non solo sulla rivalutazione del Bello e del Vero ma anche sul senso del reale e dell’utile nella cura del benessere di tutte le categorie umane e sociali e nel rispetto delle diversità culturali, etniche e geografiche dei popoli. Ma soprattutto fu rilevato il suo interesse verso la ricerca di una chiave di lettura sapiente del Mito e degli antichi Misteri, attraverso l’analisi comparata delle gesta di Dei ed Eroi nei quali egli ravvisa epifania, passione, morte e resurrezione, del Principio Vitale della Materia Primigenia, nell’eterno perpetuarsi della Vita in tutte le sue infinite manifestazioni. “L’interpretazione del mito è l’unico mezzo che possediamo per penetrare il mondo dei nostri antenati. Quello che nei miti si presenta come inverosimile è proprio quello che ci apre la via alla verità. Quanto più straordinario e paradossale è l’enigma tanto più pare indicarci di non affidarci alle sole parole, ma di cercare e scovare intorno alla verità celata dalle parole. Quanto più i sacri miti si presentano oscuri ed irrazionali tanto più ci scongiurano, per gli dei, di non credere semplicemente ciò che è visibile, ma di investigare e scrutare il senso occulto.” E alla libera traduzione delle parole di Giuliano su riportate, va ispirato il ruolo della riattivata Accademia “Giuliana” quale interprete delle occulte significazioni di Miti, Misteri e Culti dell’antica paganità, per attualizzarne il senso e renderlo fruibile alle odierne esigenze dell’umanità pur mantenendolo ancorato ai valori universali e atavici della italicità e classicità della Schola. Contestualmente, l’ubicazione della “Giuliana” a Torino, città di tradizione magica, ma anche antica porta di comunicazione e scambio con le culture europee (come Roma lo fu per quelle occidentali, e Bari-Lecce e Napoli per quelle mediorientali e mediterranee), vuole auspicare, per la Fratellanza, l’abbattimento di frontiere e pregiudizi e l’apertura, più consona ai tempi, verso un dialogo interculturale fra Tradizione e modernità. Questa stessa ubicazione induce inoltre a intravedere nella “Giuliana” il germe in grado di svilupparsi e attestarsi quale “anello nodale” di comunicazione con gli ermetisti francesi, col mondo anglosassone e con quelle regioni nord europee le cui terre sono ancora intrise degli effluvi della cultura celtica.

N.B. L’Accademia Giuliana continua a svolgere a tutt’oggi con le sue molteplici attività il suo ruolo ortodosso di Accademia Miriamica della S.P.H.C.I.

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