La struttura, l’Organigramma e il metodo

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“La nostra Fratellanza è e sarà come è stata nei secoli, non ha pretesa di apostolato unico, ma vuole raccolti e raggruppati, col solo vincolo dell’Ideale santo della Scienza e della Verità, pochi ma saldi elementi che ne assicurino l’esplicitazione e la realizzazione fuori ogni lotta politica, sociale e religiosa. Poichè la Scienza deve essere considerata di là dai confini delle nazioni e delle razze, e patrimonio dell’Umanità intera” – J.M. Kremm-Erz

 

La Fratellanza è un’unità iniziatica con finalità terapeutica. È strutturata come Catena Iniziatica allo scopo di incanalare e far fluire la forza terapeutica proveniente dal Centro nei vari anelli che, gerarchicamente, la compongono, fino alla periferia e all’esterno della Catena stessa. Come vi è gerarchia di classi (Circolo esterno e Circolo interno) vi è gerarchia di organizzazioni. La Miriam non è un’organizzazione chiusa in sé stessa, ma collegata alla Catena iniziatica di cui fa naturalmente parte tramite la Delegazione Generale. Non per niente il Maestro Kremmerz pose la Fratellanza sotto l’alta protezione del Grande Ordine Egiziano, e non è stato mai revocato il Patto stipulato in solido tra Kremmerz e l’Ordine Egizio nella Pragmatica Fondamentale del 1909.

Ogni numero della Catena è una quantità concreta di forza, unità minima di volontà, ricetrasmittente della forza volta alla terapeutica proveniente dal Centro, ed è tenuto a seguire gli insegnamenti pratici indicatigli secondo il proprio livello evolutivo. Ogni numero è perfettibile al fine di diventare uomo o donna integrale. L’evoluzione, infatti, comporta un livello sempre maggiore di integrazione del proprio mono mentale e corporale e di convibrazione sempre più intensa con il trasmissore fino all’omologia, cioè per avvenuto stato di osmosi.

L’Organigramma della Schola è quinario, diviso in cerchi concentrici relativi a classi o gradi, tutti finalizzati ad un unico Ideale, in sintonia e comunicazione tra di loro, reciprocamente ricetrasmittenti. Il I, esterno, corrisponde simbolicamente allo stazionamento fuori dal recinto del tempio e comprende Novizi praticanti ed Anziani. Il II, III, IV rappresentano nell’insieme il Circolo Interno e corrispondono all’ingresso nel tempio. Il V è il Collegio Operante, la Direzione, l’Unità più alta. Si fa rappresentare da un Delegato all’insegnamento generale e alla propaganda che può manifestarsi o rimanere incognito e può avere, nell’archivio centrale, uno o più Segretari o Dirigenti. È il più giovane dei Maestri scelto fra i 12 Saggi formanti il Collegio o Capitolo Operante. Per gli iscritti alla Schola evoluzione e terapeutica sono legate a doppio filo: perseguire l’una senza l’altra non ha senso perché i meccanismi evolutivi sono terapeutici e viceversa. Nel 1906 Kremmerz chiariva i concetti fondamentali alla base della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam, ancor oggi della massima attualità: “La Schola è scuola di miglioramento e perfezionamento dell’essere umano… Miglioramento psichico e fisico. Il valore della parola miglioramento sta nell’importanza dello scopo pratico a conseguire. Questo scopo è un’intensificazione e quindi un abbreviamento dell’evoluzione naturale individuale; sicché miglioramento fisico deve intendersi come conseguimento di uno stato fisiologico di perenne armonia con lo sviluppo psichico, così da ottenere un continuo equilibrio psico-fisico, cioè lo STATO DI SANITÀ. Ogni individuo ha il diritto di lavorare per il proprio miglioramento; ma per la legge stessa di evoluzione, che governa la vita universale, egli è legato strettamente a tutto l’esistente; legame indissolubile di cui l’uomo in genere non si da conto, perché il progresso di una cosa dipende dal progresso di altre, e produce il progresso di altre ancora. Dunque accanto al diritto di accelerare la propria evoluzione, sta il dovere di non ostacolare volontariamente il progredire degli altri esseri, ma di aiutarli amorosamente a migliorare. Man mano che l’uomo evolve, diventa più altruista, perché sente maggiormente questo legame che lo avvince al resto del mondo…Il discepolo di ermetica lavora dunque per sé e per gli altri. Egli sposa una missione che per lui è un dovere, e i suoi condiscepoli diventano commilitoni, fratelli stretti da un patto, che è un patto di amore; e questo patto egli accetta e non romperà giammai obbedendo coscientemente alla forza unica che tutto anima, stringe e sospinge verso la perfezione. Ma questo lavorio di perfezionamento prepara una grande realizzazione. La legale costituzione cioè di un ordine sanitario per lo studio e la pratica della medicina ermetica a benefizio dell’umanità. Ecco lo scopo supremo umano della nostra opera. I diritti ed i doveri del discepolo verso la MIRIAM e verso i condiscepoli sono così ben delineati.”

Nella Fratellanza gli studi e le pratiche sono eseguiti alla luce del metodo ermetico. In sintesi esso si basa sui seguenti criteri:

  1. non credere a niente e a nessuno senza prima verificare, al di fuori di ogni preconcetto e attraverso l’esperienza;
  2. valutare i rischi di una sperimentazione strettamente soggettiva: primi fra tutti l’orgoglio e l’autosuggestione;
  3. tenere ben presenti le differenze fra realtà oggettiva, senso comune delle cose, consuetudini e convenzioni sociali;
  4. la Verità è una conquista individuale, ma a cosa servirebbe questa conquista se non fosse condivisibile, e soprattutto utile anche agli altri?
  5. essere sempre sé stessi: rifuggire ogni modello precostituito e soprattutto l’imitazione, anche di chi ci sembra migliore di noi;
  6. rifuggire ogni forma di misticismo e non pensare, misticamente, che per evolversi si debba rinunciare alla gioia, all’amore, alla libertà, alla dignità e al rispetto per sé stessi;
  7. considerare l’umiltà come la consapevolezza dei propri limiti: nessuno è perfetto, ma tutti siamo perfettibili;
  8. coltivare in sé la consapevolezza di essere l’artefice del proprio bene ed aspirare a diventare niente più che un tramite per quello altrui;
  9. rifuggire ogni prevaricazione e non coercire mai la volontà di un altro essere, nemmeno per il suo stesso bene, ma semmai testimoniarlo “sempre” con le parole e con gli atti.
  10. essere sempre disponibili verso chi chiede, ma considerare che l’atto del donare è proprio solo di chi ama e possiede per conquista, e dispensa nella giustizia.

Si ribadisce che chiunque può richiedere l’iscrizione alla Fratellanza di Miriam, purché entri personalmente in contatto, secondo la propria ubicazione geografica, con un iscritto regolare e operante che ne controfirmerà la domanda d’ammissione da presentare alla Direzione per l’accoglimento di rito.

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